liberi pensieri onomatopeici
scritto il 26/2/2009 da

Poi ci fu quella volta che dovetti fare un sito Internet.

“Il cliente paga bene, è uno in alto”, mi dissero, e mi convinsero. Mi misi a lavorare per settimane, feci il miglior sito Internet che riuscii a congegnare, era tutto bianco e decorato di cerchi e croci gialle, molto bello e adatto a ciechi e lebbrosi.

“Tremila subito, il resto a lavoro finito”, mi dissero, e così fu. Ma ad un certo punto i tremila non bastavano più e all’improvviso mi apparve Gesù di Nazaret e con lui apparvero anche i restanti settemila, anche se io non ci credevo tanto e lui diceva che di Tommasi ne aveva le tasche piene e che dopotutto avevo fatto un buon lavoro e i diecimila me li meritavo, così aggiunse altri tremila sull’unghia “e non se ne parli più”.

C’era una morale, alla fine, perché a fare il sito per Gesù c’è sempre una morale, però non me la ricordo.

scritto il 18/2/2009 da

Ci fu quella volta che una misteriosa razza aliena decise di annichilire “ogni forma di vita che zompetta sulla Terra”.

“Tra due dei vostri giorni copriremo i continenti con piattaforme aeree che vi toglieranno la luce e nel giro di poco comincerete ad impazzire ed estinguervi”, dissero.

Allo scoccare dei due giorni le piattaforme improvvisamente coprirono ogni fazzoletto di terra emersa, così gli uomini montarono dei grossi specchi poco al largo delle coste e, con degli opportuni ripetitori nell’entroterra, improvvisamente disponevano non più di uno ma di mille splendidi soli.

Gli alieni capirono e se ne andarono, e da quel giorno gli uomini smisero di giocare a baseball per paura di rompere gli specchi.

Sai mai che gli alieni dovevano tornare…

scritto il 17/6/2008 da

Venghino siori, venghino!

Il senso di questo post? Nessuno. Semplicemente ogni volta c’è qualcuno che inaugura il nuovo corso. Per una volta volevo essere io che, modestia a parte, sono molto più interessante di un Moppo a caso.

Siamo di nuovo qui, quindi, a dire: “rianimiamo il sito”, il blog, o quel che cazzo è…

Sarà la… boh… quinta volta da quando è nato? Ogni volta a dire che questa volta sarà diversa, questa volta vedrete che ce ne occuperemo… Perché questa volta dovrebbe essere diverso?

Non saprei, credo semplicemente che non lo sarà. Sappiamo che ci scriveremo per una settimana e poi il tutto si fermerà di nuovo, sappiamo perfettamente che l’idea che era nata all’inizio, quella un po’ megalomane di fare un sito sul Nuovo Fumetto Italiano, era per l’appunto megalomane e, probabilmente, al di là degli errori dei singoli e della cialtroneria di tutti, il progetto era destinato a fallire comunque

Perché non smettere di pagare il dominio quindi? Beh, per due ottimi motivi:

1) non lo pago io, perciò finchè qualcuno lo pagherà, chi sono io per dirgli di non buttare i suoi soldi?

2) perché, al di là di tutto, credo che qualcuno che ogni tanto abbia qualcosa di vagamente interessante da dire in questa community ci sia e, visto che siamo tutti dei vecchi (almeno virtualmente parlando) che prendiamo per il culo myspace e il 2.0 (anche se poi c’è qualcuno che sul suddetto ci va in cerca di gnocca), tanto vale avere uno spazio dove scriverli quando vien voglia questi pensieri.

E poco importa se quasi tutti già quello spazio ce l’hanno, magari ogni tanto avranno voglia di metterli qui, semplicemente perché è qualcosa che si vergognano a scrivere sul proprio blog, perché non c’entra nulla col tema di quest’ultimo, o semplicemente perché gli sembra stia meglio in questa sorta di lavagna di una community morente.

Beh, direi che come post di reinizio è decadente e triste al punto giusto, anche se sicuramente wago non la penserà così e cancellerà il post nei prossimi 15 minuti, quindi sbrigatevi a leggerlo 😛

scritto il 4/2/2008 da

Il 22 Gennaio afnews pubblica una lettera aperta dell’autore disneyano Bruno Concina, dove lo stesso lamenta alcune decisioni editoriali della casa editrice di Topolino, prima di tutte la riduzione drastica delle tavole commissionate agli autori. Scoppia la polemica su siti e forum: afnews dà notizia di atti di solidarietà all’autore e pubblica l’audio di un’intervista a Concina; successivamente Carlo Chendi dice la sua su Radio Kairos, ed è sempre afnews a riportare la notizia. Successivamente, Michele Medda dedica sul suo sito un editoriale cbd products questione, mentre Roberto Recchioni ne parla sul suo blog, oltre ad intervenire sul forum di ComicUS. La discussione infatti è accesa anche sui forum: su ComicUS, con un intervento dell’autore Luciano Gatto; Sulla Tana del Sollazzo, dove interviene in maniera abbastanza polemica Fausto Vitaliano; infine sul Papersera, dove è possibile leggere le opinioni di Giuseppe Zironi.

AGGIORNAMENTO: Anche l’Espresso si è occupato della vicenda, pubblicando un breve articolo con una stringata risposta da parte della dirigenza Disney.

scritto il 21/12/2007 da

jtcover.jpgJungle Town” non è una storia di allegri animaletti antropomorfi. Non sono né allegri né animali. Jungle Town è una storia di ordinari umani zoomorfi con tutte le peculiarità e le stranezze degli esseri umani. Immaginate una New York un po’ anni ’70 e un po’ anni ’40 abitata da cani, gatti ed ogni altro genere di animale che, nonostante anni di tensioni a sfondo razziale, infine hanno imparato a coesistere, rispettarsi e perfino amarsi. Tranne i topi.

I topi sono la minoranza, a Jungle Town, ma non numerica: gran parte dei cittadini vittima del pregiudizio li ritiene pericolosi e loro si sentono isolati, sotto osservazione, oppressi, e c’è chi si dà da fare, mobilitandosi per i pari diritti, e chi invece approfitta della situazione per traffici poco puliti.

Un bel mattino, nell’esclusivo Green Days Golf Club, viene trovato un morto particolare: è un topo in un luogo dove i topi non sono ammessi nemmeno da vivi. Del caso vengono incaricati i due migliori segugi del distretto, Bonnard e Rolling, che cercheranno di fare luce in un’intricata storia di diritti civili e malavita organizzata, col chiaro intento di comunicare alla comunità dei topi che per la polizia non esistono cittadini di serie B.

La storia, dalla trama allo svolgimento, è un evidente pretesto che serve ai talentuosi autori per toccare temi difficili e di cui mal volentieri tutt’ora si vuole parlare: la società multirazziale e le difficoltà di convivenza delle comunità eterogenee sembrano dinamite maneggiata con perizia e delicatezza da Tito Faraci, illustrata con ferma precisione e morbidezza dai magici pennelli dello Zar Giorgio Cavazzano.

Del sodalizio dei due artisti è sempre troppo facile parlare bene. Di Faraci conosciamo tutti la poliedrica destrezza con cui sa balzare da un genere all’altro – personalmente lo adoro nei panni del fine umorista e del navigato autore noir – e in Jungle Town lo vediamo caracollare giocosamente tra la commedia leggera ed il poliziesco dei bassifondi, il tutto condito da un impercettibile ed amaro filo drammatico con cui unisce i destini degli abitanti della città.

Cavazzano è artista di fama e grande scuola Disney Italia che riesce a tratteggiare in maniera efficace i caratteri e le personalità, restando fedele all’universo tondo e rassicurante in cui i buoni sono tondi il giusto e i cattivi sono o più tondi o appena più spigolosi e sfuggevoli. Come i topi.

Un “prodotto innovativo”1 che forse non meritava l’autoconclusione, corredato da numerosi schizzi preliminari ed una introduzione alla città; così innovativo da scordarsi forse di opere affini2 ma comunque in grado di non lasciare a bocca asciutta.

Jungle Town – di Tito Faraci e Giorgio Cavazzano
ed. Buena Vista Lab (2005)
82 pagine cartonato
6,90 €

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  1. Faraci, p.79 []
  2. come Blacksad (J. D. cbd products J. Guarnido) che però ricorda più Maus (A. Spiegelman) nella caratterizzazione []
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